Cat nat: gli Italiani rischiano moltissimo e non lo sanno

Settembre 10, 2019by Alessandra Schofield

Lo scorso luglio l’IVASS ha pubblicato il 13° Quaderno del 2019, sul tema “Calamità naturali e coperture assicurative: valutazione dei rischi e policy options per il caso italiano”, a cura di Riccardo Cesari e Leandro D’Aurizio. Come ha dichiarato l’Istat in una recente audizione presso la Commissione Finanze della Camera, poco più del 70% delle famiglie residenti (quasi 19 milioni di famiglie) vive in una casa di proprietà (dati 2018); a tutto il 2017 le famiglie consumatrici detenevano circa l’81% del valore dell’intero patrimonio residenziale ed il valore dell’insieme delle abitazioni costituiva il 49,2% della ricchezza totale del patrimonio immobiliare. In un quadro simile, sottolinea l’IVASS, per milioni di famiglie la perdita dell’abitazione “avrebbe un impatto negativo, sia reddituale sia patrimoniale, di estrema rilevanza”. Né si tratta di una possibilità remota, dal momento che gran parte del territorio italiano è esposto ai  rischi naturali – cosiddetti rischi cat nat – con particolare riferimento a terremoti ed alluvioni; si evidenziano però anche rischi collegati a fenomeni franosi e, in alcune specifiche zone, eruttivi.

I preoccupanti numeri degli eventi naturali

Dei 34,8 milioni di unità abitative su tutto il territorio italiano (secondo l’ultimo censimento svolto dall’Agenzia delle Entrate e risalente al 2015), il 5,5% è esposto ad un rischio sismico molto elevato per un valore a rischio pari a 241 miliardi di euro e circa il 2% al rischio di alluvioni o frane (22 miliardi di valore). Secondo i dati Istat, i comuni esposti a un rischio sismico di livello medio-elevato sono 5.157, con 36,9 milioni di residenti e 237 quelli esposti al rischio alluvionale, con 2,7 milioni di residenti. Tra il 1950 e il 2017 gli eventi sismici hanno causato 5.000 vittime e quello che nel 2016 ha colpito il Lazio rientra tra i 5 episodi di maggiore intensità. Nel medesimo arco temporale, fenomeni alluvionali e franosi hanno provocato 1.183 morti e dispersi. Sebbene non sia possibile stimare con esattezza tutti i costi indiretti e indiretti di questi eventi catastrofali nel periodo considerato, evidenzia Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri  che gli oneri complessivi sostenuti dallo Stato, attualizzati al 2014, per i soli 7 eventi sismici più gravi tra il 1968 e il 2012 ammontano a 122 miliardi di euro, che – commenta l’IVASS – “su un periodo di attivazione di circa 60 anni (1968-2028) rappresentano un impegno annuo di circa 2 miliardi. Prendendo in considerazione tutte le catastrofi naturali del dopoguerra si ottengono, verosimilmente, valori più che doppi”. L’Italia è al primo posto in Europa e all’ottavo nel mondo per la possibile entità dei danni da rischio sismico in rapporto al PIL. Afferma l’IVASS che un evento sismico di particolare gravità (ad esempio che si verifichi ogni 250 anni) arrecherebbe danni al nostro paese pari al 3% del PIL del 2016, corrispondenti a 50 miliardi di euro, mentre le perdite causate da alluvioni (ipotizzate con frequenza di accadimento ogni 200 anni) ammonterebbero a 14,2 miliardi di euro.

Pericolo elevatissimo e consapevolezza quasi assente

Alla naturale e caratteristica “pericolosità” geomorfologica e idraulica del nostro Paese ed al globale cambiamento climatico che sta determinando un aumento delle precipitazioni invernali e della siccità estiva, si sommano alcuni fattori aggravanti, quali l’abbandono delle aree montane con conseguente carenza di manutenzione dei versanti e del drenaggio dei terreni, la cementificazione diffusa e incontrollata, il degrado conservativo degli edifici e la diffusa vulnerabilità delle costruzioni sia per quanto riguarda i criteri edificatori utilizzati sia quelli di localizzazione. Sono solo alcuni degli elementi che accrescono i rischi correlati alle catastrofi naturali. Eppure, nonostante la forte esposizione, la consapevolezza è scarsissima e, rispetto al panorama internazionale, in Italia la gestione di questo tipo di danni è ancora quasi esclusivamente di carattere pubblico e limitata agli interventi di ricostruzione ex post. La diffusione di coperture assicurative alle abitazioni per i danni da calamità naturali è molto ridotta; superiore, ma insufficiente, il livello di protezione per edifici industriali e commerciali. Al 30 settembre 2016 all’IVASS risultava coperto contro gli incendi solo il 35,4% delle abitazioni (12,2 milioni); delle polizze incendi attivate, solo il 2,4% prevedeva l’estensione terremoto, il 2,8% quella alluvioni ed il 3,6% entrambe. La diffusione delle coperture contro le calamità naturali, già scarsa (e più elevata al Nord rispetto a Centro e Sud), appare inoltre scarsamente correlata all’oggettiva pericolosità del territorio in cui l’abitazione è locata.

Indispensabile attivare il meccanismo mutualistico

L’IVASS ha elaborato una simulazione per stimare i costi dell’estensione della copertura contro il rischio sismico e di quello alluvionale a tutto il patrimonio immobiliare italiano, lavorando quindi su 34,8 milioni di abitazioni per un per un valore stimato in 5.510 miliardi di euro. In base al modello utilizzato (e dettagliatamente esposto nel Quaderno), secondo l’Istituto di Vigilanza la copertura contro il rischio sismico e alluvionale attivata su tutto il patrimonio abitativo italiano ammonterebbe in media ad un centinaio di euro per unità abitativa, con diminuzioni eventualmente ottenibili applicando massimali e franchigie che limitino il rimborso all’assicurato in caso di evento dannoso. Va da sé che il meccanismo mutualistico grazie al quale i premi delle aree maggiormente a rischio verrebbero finanziati anche dai premi delle aree più sicure potrebbe attivarsi solo laddove la diffusione delle coperture cat nat fosse totale. È necessario quindi affrontare il tema della contrapposizione fra libera scelta e obbligatorietà nella sottoscrizione del contratto, in un’ottica di partnership pubblico-privato, rispetto al quale l’IVASS esplora anche una serie di ipotesi intermedie. Tanto il percorso che preveda il mantenimento della libertà di scelta individuale quanto quello teso all’introduzione dell’obbligatorietà per legge dovrebbero essere accompagnati da politiche di agevolazione fiscale e da un’intensa opera di sensibilizzazione e educazione assicurativa rispetto alla quale (ci permettiamo sommessamente di aggiungere, dato che l’Istituto non ne fa menzione) gli intermediari assicurativi professionisti potrebbero svolgere un ruolo fondamentale ed insostituibile.

Per scaricare lo studio IVASS cliccare qui

https://www.ivass.it/pubblicazioni-e-statistiche/pubblicazioni/quaderni/2019/iv13/Quaderno_13.pdf

Alessandra Schofield

Iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, da oltre vent'anni sono vicina alle realtà associative di primo e di secondo livello degli Agenti d’assicurazione, prestando consulenza professionale nell’ambito della comunicazione. All’attivo ho anche un’esperienza nel mondo consumeristico. Attualmente collaboro con AUA Agenti UnipolSai Associati, dedicandomi a questo grande e coinvolgente progetto con passione ed entusiasmo.