SU QUEL BALCONE

Marzo 20, 2020by PASQUALE RUNFOLA

Di Pasquale Runfola

mentivagabonde.net

Ma se tutto questo fosse successo solo 25 anni fa? Ve lo siete mai immaginato?

Noi, oggi animali moderni e accessoriati, saremmo stati senza cellulari, senza internet, senza social: e non avremmo potuto nemmeno vederci o contattarci spesso.

Ognuno chiuso nella sua casa, molti con una Tv perennemente accesa, qualcuno con un libro in mano, magari già letto e riletto, o una musica di sottofondo a fare compagnia.

Avremmo usato i balconi non per cantare o sparare musica, ma per tentare di parlare con i vicini, come in una famiglia.

Il telefono che avrebbe squillato, e noi di corsa a rispondere, per sapere come stava la persona che ci aveva chiamato, lontana fisicamente e nella voce.

Forse le preoccupazioni e le paure sarebbero state simili alle nostre, probabilmente quelle di un tempo amplificate da una solitudine più marcata, che avrebbe reso ogni notizia ancora più drammatica; o dalle necessità quotidiane, come fare la spesa, ma di persona perché non ce l’avrebbe portata a casa nessuno.

Intanto, nel nostro lavoro, saremmo stati maggiormente in difficoltà, con strumenti meno adeguati e veloci rispetto a quelli odierni, con i clienti altrettanto smarriti davanti a soluzioni improbabili. Come avremmo reagito? Probabilmente ancora più disperati.

Perché oggi, nonostante a volte ci capiti di maledirli, abbiamo un cellulare, un pc o un tablet che ci consentono tante possibilità: dal telefonare al videochiamare, dal collegarci a internet all’usare diverse applicazioni e strumenti che ci sono comunque utili, nella vita di tutti i giorni come in quella professionale. Ogni strumento aiuta a tenere i contatti con i clienti, facendoci intanto sentire tra noi colleghi meno soli: perché sentirsi soli fa male.

Auguriamoci con tutto il cuore che andrà tutto bene e che ce la faremo, anche se oggi ognuno dipende dall’altro, in una catena a cui siamo legati tutti, anche noi assicuratori. 

Qualche collega sfortunato è già stato purtroppo contagiato dal virus. Qui si rischiano prima di tutto la salute e la vita, oltre alla stabilità economica delle agenzie, che rischiano di perdere giorno per giorno la linfa vitale senza una nuova produzione oggi impensabile.

Gli strumenti di cui parlavo ci aiutano, ma potrebbero non essere sufficienti. C’è bisogno di altro, e altro ancora.

Vi garantisco, parlando anche a nome dell’Ufficio Comunicazione, che tutti stanno lavorando per poter trovare le soluzioni migliori per resistere e per proseguire. 

Usiamo intanto gli strumenti che ci permettono di stare uniti, come le chat, le videochiamate o le mail, anche i social. Come qualcuno darà un messaggio di sostegno, così qualcun altro potrà “lanciare” richieste di aiuto da girare alla nostra Associazione AUA e, di conseguenza, alla nostra Compagnia: tutto potrà aiutare a far sentire la voce delle agenzie, testimoniando le preoccupazioni che aumentano giorno per giorno.

Dobbiamo farci cogliere dalle emozioni, perfino dalla rabbia, ma anche dalla razionalità, perché nessuno ha mai vissuto un momento simile in passato.

Pensate sempre come fossimo su un balcone, quel balcone: per parlare con i vicini, come in una famiglia.