Di Salvatore Lauria – Ufficio Comunicazione AUA
Cerved, in un recentissimo studio, ha analizzato l’impatto del COVID-19 sui settori economici e sui territori del nostro Paese; le previsioni vanno sempre prese in considerazione con una certa prudenza perché sappiamo bene che nessuno è in grado di conoscere con esattezza quando questa crisi finirà e quali saranno le reali conseguenze, non solo economiche.
Tuttavia, considerando la qualità di Cerved – operatore primario in Italia nell’analisi del rischio del credito e nell’offerta di servizi relativi alla valutazione e gestione di posizioni creditizie – riteniamo che possa essere utile riepilogare sinteticamente i contenuti di questo lavoro.
Partendo da modelli statistici ed econometrici integrati per la valutazione di scenari macroeconomici, Cerved, ha elaborato previsioni sul rischio credito e dei bilanci delle singole imprese, di settori produttivi, di aree geografiche e del sistema economico complessivamente inteso.
La stima dell’impatto è fatta su due scenari: base e pessimistico.
Nell’ipotesi di scenario base, la previsione è che l’emergenza durerà fino a maggio 2020 e che per il ritorno alla normalità saranno necessari due mesi; nello scenario pessimistico, l’emergenza durerà fino a dicembre 2020 e saranno necessari sei mesi per ritornare alla normalità. In entrambi i casi non si dovrebbero innescare crisi finanziarie e saranno previsti interventi a sostegno delle imprese e delle famiglie.
Quanto all’impatto sui ricavi delle imprese italiane, rispetto ad una crescita già prevista per il 2020 dell’1,7% e del 2% per il 2021, le previsioni Cerved dicono che nello scenario base la contrazione per il 2020 sarà del 7,4% mentre nel 2021 ci sarà una crescita del 9,6% che porterebbe il dato su due anni, 2021 su 2019, ad una crescita dell’1,5%. Ipotizzando lo scenario pessimistico i dati sarebbero rispettivamente del –17,8%, del +17,5% col dato su due anni del –3,3%.
Cerved, dicevamo, ha individuato due gruppi ciascuno composto da dieci settori economici, quelli con le maggiori contrazioni e quelli con le maggiori crescite.
I 10 settori con le performance peggiori, in ordine partendo dalle maggiori contrazioni: Alberghi, Agenzie di viaggio e Tour operator, Strutture ricettive extra-alberghiere, Trasporti aerei, Organizzazione di fiere e convegni, Produzione di rimorchi ed allestimento di veicoli, Concessionari auto e motocicli, Gestione aeroporti, Parrucchieri e Istituti di bellezza, Autonoleggi.
I 10 settori con le performance migliori, sempre in ordine però partendo dalle maggiori crescite: Commercio on line, Distribuzione alimentare moderna, Apparecchi medicali, Specialità farmaceutiche, Materie prime farmaceutiche, Ingrosso prodotti farmaceutici e medicali, Gas industriali e medicali, Cantieristica, Produzione ortofrutta, Lavanderie industriali.
I numeri, passando dallo scenario base a quello pessimistico più o meno si raddoppiano, e solo per fare due esempi per ciascun gruppo, Cerved afferma che per gli Alberghi la forbice va dal –37,5 al –73,3%, per gli Autonoleggi dal –21,7 al –45,8%; mentre, in terreno positivo, per il Commercio on line va dal +26,3% al +55%, per le Lavanderie industriali dal +2,3 al +2,5%.
Sono numeri che solo fino a qualche settimana fa erano impensabili e che presentano dinamiche inversamente proporzionali: al perdurare della crisi e al peggioramento quindi del primo gruppo di 10 settori corrisponde un miglioramento delle performance del secondo gruppo. La forbice si allarga.
Infine, quanto all’impatto sulle regioni, Cerved nello scenario base prevede tassi di variazione di periodo 2021/2019 cha vanno dal +0,4 delle Marche al +2,9% dell’Umbria (Italia +1,5%); in quello pessimistico dal –5,1 della Basilicata al –2,5% dell’Umbria (Italia -3,3%).
La nostra attività non compare né tra i 10 settori economici con le performance peggiori né tra i 10 con quelle migliori, siamo in mezzo; così come tra scenario base e scenario pessimistico possiamo immaginare, anche in questo caso, che in medio stat virtus.