La tecnologia IoT è sempre più presente nel nostro quotidiano. L’Internet of Things è, appunto in molte delle “cose”, cioè negli oggetti, che usiamo quotidianamente.
Cose connesse e interconnesse, che comunicano, ricevono e trasmettono costantemente informazioni su di noi, sulle nostre abitudini, sui nostri stili di guida, sull’ambiente in cui viviamo o lavoriamo, sulla nostra salute e sui nostri gusti ad aziende – di cui a volte siamo clienti, ma anche no – che erogano prodotti e servizi affinché queste possano utilizzarli.
Come? Gli usi, lo abbiamo visto, sono infiniti: dalla pianificazione di campagne di marketing all’offerta tailor made, dalle indagini di mercato alle analisi sulla rischiosità, dallo studio di nuovi prodotti a quello delle migliori modalità distributive.
L’emergenza/esperienza Covid-19 sta accelerando l’adozione di strumenti digitali anche a livello istituzionale, quale modalità più diretta e veloce di relazione con i cittadini ed erogazione di servizi di vario tipo.
E le nostre auto? Anche loro sono sempre più connesse, sebbene ad oggi la raccolta e la trasmissione dei dati siano principalmente affidate alle black box. Sappiamo però come alcuni tra i maggiori brand del settore automotive abbiano ormai da tempo istituito team dedicati alla progettazione di veicoli a guida autonoma o comunque caratterizzati da equipaggiamenti molto avanzati.
Le potenzialità di un elevato livello di innovazione tecnologica del veicolo e delle strumentazioni di bordo, tuttavia, restano comunque necessariamente limitate in assenza di un “dialogo” reciproco con le infrastrutture circostanti e facenti parte della rete viaria in cui la vettura stessa si sposta.
Attualmente è in corso – in diverse città di Europa – lo sviluppo di numerosi progetti (circa 350) incentrati appunto sul connubio “Smart City-IoT”, analizzati da IoT Analytics.
Da notare che l’aggettivo smart, tra gli altri, ha i significati di intelligente e rapido.
Con “Smart Parking”, ad esempio, si intendono aree interne od esterne adibite al parcheggio dei veicoli ed equipaggiate con tutta una serie di sensori. Sono 8 quelli più frequentemente adottati nei progetti presi in esame: sensori ultrasonici, rilevatori a spira, magnetometri, telecamere, telecamere per lettura targhe, sensori radar a microonde, sensori a infrarossi attivi e sensori a infrarossi passivi.
Lo “Smart Waste Management” è invece la gestione tecnologica ed integrata dei rifiuti nelle fasi di raccolta, trasporto, smaltimento e riciclaggio
Va da sé che rendere una città “Smart” nel senso che stiamo intendendo, richiede una connessione di potenza adeguata: si punta, quindi, a reti Lpwan (Low-Power Wide-Area Network, a lungo raggio e bassa velocità di trasferimento dati ) e banda larga 4G/5G.
Sottolinea IoT Analytics l’indispensabilità una (smart, aggiungiamo noi) partnership pubblico-privato finanziaria ed operativa che sia a monte della progettualità per la Smart City.