
Secondo le analisi del CESIA – il Centro Studi Intermediazione Assicurativa istituito da CGPA – la pandemia Covid-19 ha evidenziato le carenze della società nel reagire alle avversità, ingenerando quindi nella popolazione una maggiore attenzione ai rischi e, di conseguenza, una maggiore propensione a ricorrere alle coperture assicurative. Ha affermato Massimo Michaud, coordinatore del Centro Studi “Negli Stati Uniti, per esempio, dopo l’inizio della pandemia le ricerche sulle assicurazioni vita condotte attraverso Google sono aumentate del 50%”.
Il distanziamento sociale che tutti noi abbiamo sperimentato ha necessariamente impresso un’accelerazione all’utilizzo dei servizi a distanza: CESIA menziona telemedicina e teleconsulto, ma possiamo includere anche smart working e utilizzo delle modalità digitali da parte degli intermediari per intrattenere la relazione con il cliente.
Il percorso che anche la stessa UnipolSai aveva già intrapreso rispetto alla focalizzazione sui servizi quale valore aggiunto del prodotto assicurativo, estendendo l’attività ad ambiti non strettamente pertinenti al proprio core business tramite la creazione di veri e propri “ecosistemi”, appare riconfermato e in qualche modo anche accelerato dalle nuove esigenze poste inaspettatamente dall’emergenza Coronavirus.
Evidenzia inoltre CESIA che l’aumento delle attività on line pone importanti questioni di cyber security e di sicurezza dei dipendenti sul luogo di lavoro, con un impatto conseguente sulle garanzie RCO.Ha concluso però Michaud “Le tecnologie digitali restano, tuttavia, solo un fattore abilitante: a fare la differenza sarà la capacità di cogliere le opportunità. Per restare al centro del sistema distributivo, gli intermediari assicurativi dovranno non solo offrire prodotti come le polizze a copertura della Business Interruption o del Cyber Risk ma soprattutto offrire consulenza qualificata combinando attività a distanza e in presenza (distribuzione ibrida)”