La distanza (tra le Nazioni) è tornata di moda. Forse.

I confini: posti scomodi da cui parte la nostra sfida

La crisi Coronavirus ha provocato cambiamenti di portata mondiale – afferma McKinsey – e le aziende debbono pianificare con cura la “prossima normalità”, poiché la gestione della crisi e del post potrebbe essere l’imperativo attuale, costringendo ad una ristrutturazione dell’ordine economico globale.

Attualmente è impossibile prevedere i prossimi sviluppi. Tuttavia è possibile trarre insegnamento dalle lezioni del passato lontano e recente per riflettere sulla costruzione del futuro.

Per far fronte alla pandemia, i governi di tutto il mondo hanno imposto a persone e beni restrizioni di un’entità che non si vedeva da decenni. Sarebbero oltre tre miliardi le persone che attualmente vivono in paesi i cui confini totalmente chiusi ai non residenti; a causa del coronavirus, il 93% vive in paesi che hanno imposto nuovi limiti all’ingresso. La prospettiva di ulteriori restrizioni alle frontiere, una maggiore preferenza per prodotti e servizi nazionali rispetto a quelli esteri, la necessità di resilienza delle catene di approvvigionamento per avvicinare i mercati finali ai mercati finali e, forse, una rinnovata resistenza alla globalizzazione potrebbero continuare a manifestarsi anche successivamente alle azioni intraprese ora per far fronte al coronavirus, influenzando le future scelte imprenditoriali e indirizzandole verso un’economia più “chiusa” all’interno dei rispettivi confini che aperta alla globalità.

Alessandra Schofield

Iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, da oltre vent'anni sono vicina alle realtà associative di primo e di secondo livello degli Agenti d’assicurazione, prestando consulenza professionale nell’ambito della comunicazione. All’attivo ho anche un’esperienza nel mondo consumeristico. Attualmente collaboro con AUA Agenti UnipolSai Associati, dedicandomi a questo grande e coinvolgente progetto con passione ed entusiasmo.