La raccolta premi complessiva del primo semestre 2020 (64 miliardi) segna un -9% rispetto al pari periodo del 2019 (70 miliardi).
La flessione maggiore è stata registrata nel Vita: -10% (da 53,1 miliardi del 2019 a 47,5 miliardi nel 2020), nonostante si sia poi riassestata sui valori dell’anno scorso nel trimestre luglio-settembre.
-3% nella raccolta Danni (da 16,7 a 16,2 miliardi).
Il combined ratio (incidenza dei costi per sinistri e spese di gestione sui premi) è migliorato: dal 92% del 2019 all’85% del 2020, soprattutto grazie alla diminuzione dei sinistri RCA: il combined ratio del comparto è diminuito di circa il 14%, (dal 100% all’86%).
La scorsa estate ci trovavamo nel cavo dell’onda; nel punto più basso dopo il picco nella curva dei contagi, dei ricoverati, dei morti, delle restrizioni imposte durante il lockdown. In quel momento è stato possibile riprendere fiato, anche se non dappertutto e non in maniera omogenea, e i dati del settore assicurativo lo confermano.
Ma un intervallo tra due onde non necessariamente preannuncia una prossima fine della tempesta.
“Il sistema assicurativo italiano si mantiene complessivamente solido anche in un contesto difficile – ha dichiarato il Presidente IVASS Daniele Franco intervenendo all’Assemblea annuale ANIA – Tuttavia, i rischi connessi con gli effetti economici del nuovo aumento dei contagi confermano l’esigenza di preservare e rafforzare la posizione patrimoniale delle compagnie”.
La pandemia ha reso evidente anche a chi non basa la propria professione sull’analisi e sulla gestione del rischio che il verificarsi di un evento negativo e imprevisto è sempre possibile e lo è su scala globale.
“Si pensi ai rischi derivanti dal brusco aumento della domanda di cure mediche intensive (il rischio di non poter ricevere cure adeguate), dagli effetti delle misure volte a contenere i contagi (il rischio di non poter svolgere la propria attività lavorativa), dalla riduzione della mobilità in ambito nazionale e tra paesi (il rischio di non potersi spostare per lavoro, per motivi familiari o per turismo). Più in generale – ha affermato Franco – si sono confermati i profili di vulnerabilità del sistema economico di fronte a eventi catastrofici, che compromettono il regolare funzionamento delle attività produttive. Sistemi economici tecnologicamente avanzati, con una forte divisione del lavoro e un’ampia integrazione internazionale possono risultare particolarmente esposti. La lezione da trarne è che occorre rafforzare sia la prevenzione sia la capacità di gestione delle crisi. Il settore pubblico e quello privato devono cooperare sotto entrambi i profili”.
Una piena diffusione dei servizi assicurativi “riduce le condizioni di vulnerabilità rispetto a eventi che possono colpire la salute, il patrimonio, la capacità di generare reddito”, consentendo allo Stato di diminuire gli accantonamento precauzionali per fronteggiare i rischi, investendo invece in attività ed iniziative atte ad incentivare i consumi e stimolare la crescita. In Italia lo Stato si è sempre fatto quasi completamente carico delle conseguenze economiche degli eventi catastrofali, e la medesima situazione si è configurata anche in occasione della pandemia.
Ed è sotto gli occhi di tutti come questo meccanismo sia non solo ormai economicamente insufficiente nel dare concreta risposta, ma – da decenni – inefficiente.
“Una più adeguata diffusione di coperture assicurative – evidenzia Franco – avrebbe potuto garantire una maggiore rapidità di intervento e un primo sostegno ad ampie platee di beneficiari”.
Tuttavia, la nuova percezione del rischio – da sola – non è sufficiente a modificare lo stato di sottoassicurazione che caratterizza il Paese.
Secondo Daniele Franco, tre sono le criticità da risolvere ai fini di un maggiore sviluppo del mercato assicurativo, che produrrebbe benefici sul piano macroeconomico e garantirebbe maggiore resilienza al sistema nel suo complesso:
- Asimmetrie informative, che inducono ad applicare prezzi troppo elevati ad alcuni consumatori, che possono decidere di non assicurarsi, e determinano una redistribuzione inefficiente del fabbisogno associato alle coperture tra coloro che decidono di assicurarsi
- Qualità dell’offerta, ovvero l’indisponibilità di contratti per la copertura di determinati rischi, anche non nuovi, ovvero alla loro onerosità rispetto alle prestazioni offerte alla clientela o la mancanza di un’adeguata offerta assicurativa anche ove tecnicamente possibile (vedi l’abbandono del mercato della responsabilità civile medica da parte di molte compagnie italiane
- Cultura assicurativa, colmando i divari geografici, di genere e di condizione socio-economica di cui l’Italia nel confronto internazionale e intercettando lacune informative e cognitive, anche legate alla complessità dei nuovi contratti basati sui big data, per evitare distorsioni nella scelta di un contratto assicurativo da parte di cittadini e imprese
Ma non ci si può permettere di attendere oltre, perché questa tempesta non è ancora finita e molte altre sono nel frattempo in corso o si profilano all’orizzonte.