Mobility as a Service Perché ancora non esiste una ricetta risolutiva. Nel corso del convegno Unipolis City Flows Paola Carrea, General Manager di Unipol Tech, è intervenuta sul tema della Mobility as a Service, che appena qualche anno fa non era visto di buon occhio, in quanto poco coerente con gli obiettivi di produzione delle case automobilistiche.
Oggi però sono i giovani ad insegnare agli adulti che il possesso delle auto non è poi così determinante, mentre lo è la libertà di muoversi per strade su cui si può viaggiare.
Meno auto, dunque, ma viaggiare di più: in questo le tecnologie possono aiutare.
La dimensione dell’Italia è analoga a quella della Finlandia, ma la sua topologia è incredibilmente diversa da quella di tanti altri Paesi. Come già ha affermato il Sindaco di Siracusa, ci si deve abituare a ridisegnare le città o a viverle in una maniera diversa, ma ancora una ricetta non c’è – almeno da un punto di vista tecnico – ha dichiarato Carrea.
La criticità maggiore è che la soluzione di ciascun aspetto del problema deve essere in armonia e coerente con tutti gli altri. La guida autonoma sulle auto elettriche, in questo senso, è un esempio eccellente: come dimostrano le simulazioni effettuate su Torino e Bologna, se la guida autonoma viene applicata al trasporto individuale, si otterrà la massima sostenibilità e la diminuzione del livello di traffico nelle città, ponendo però un problema di etica: in caso di un incidente, la scelta tra il salvare la vita di chi è sull’auto o quella di chi è sul marciapiede verrà delegata all’intelligenza artificiale. Il tema è ancora di là da venire, ma dovrà essere affrontato.
Anni fa il Gruppo Unipol, in tempi ancora non sospetti, ha svolto delle sperimentazioni per capire se i sistemi di ausilio alla guida effettivamente riducano o aumentino il rischio di incidenti. Dallo studio è emerso che finché ci si trova in una situazione ibrida – ovvero in cui il tempo di reazione dell’auto che frena da sola perché “vede” il pedone che attraversa davanti è diverso dal tempo di reazione dell’auto che segue, necessariamente inferiore – il tamponamento, forse anche a catena, è inevitabile. Oppure, chi non è ancora abituato a un cruise control adattativo, all’inizio non presta la necessaria attenzione alla strada ma al cruscotto, aumentando il proprio livello di distrazione. Ed è proprio la distrazione – e specificatamente causata dall’utilizzo del cellulare alla guida – a monte dell’aumento di incidenti.
Per Unipol, dunque, la MaaS – Mobility as a Service – è libertà di muoversi e complementarietà all’uso dell’automobile, non l’eliminazione del suo utilizzo. I mezzi di trasporto alternativi – come le biciclette o i monopattini – presentano alcune evidenti limitazioni, per esempio nel caso in cui si debbano accompagnare delle persone o trasportare i prodotti acquistati. Diverso è poter noleggiare un’auto e/o contare su un’app che informi su dove parcheggiare, fornisca indicazioni sul traffico o sulle zone Ztl, proponga percorsi tramite il trasporto pubblico locale. I servizi legati alla MaaS sono pensati per quei clienti giovani, che un domani potrebbero diventare anche clienti assicurativi per l’Auto, per la salute, per la casa, ed in questo senso costituiscono anche dei touch point importantissimi.
Il PNRR finanzia ed incentiva quest’ottica, e tre grandi città metropolitane hanno iniziato a fare dei bandi cui Unipol Tech ha partecipato e sta già erogando a Milano e a Roma l’app UnipolMove City, tramite la quale accedere ai servizi di mobilità di diversi operatori per il trasporto pubblico e privato.
Con l’aumento dei mezzi di mobilità alternativi, Unipol Tech sta cercando di implementare – tramite sistemi di telecamere da installare sull’auto – la tutela per chi guida: molti incidenti, infatti, avvengono non per colpa del conducente del veicolo, ma a causa di un comportamento non rispettoso delle regole della strada o distratto da parte di chi conduce biciclette, monopattini o degli stessi pedoni.
Prosegue intanto il lavoro attorno ai temi della sicurezza stradale. In questo senso va il progetto che tende a trasformare la Black Box in Green box, basato sul concetto di educazione e responsabilizzazione del guidatore rispetto a determinate modalità virtuose di conduzione del veicolo a prescindere dagli obblighi normativi e dal timore di eventuali sanzioni, ma in ragione di un’evoluzione personale.
Carrea ha concluso l’intervento con un richiamo all’equità. Le limitazioni di accesso al centro delle città esclusivamente basate sul livello Euro del motore non tengono conto né delle dimensioni o della cilindrata del veicolo, né dell’eventuale utilizzo da parte di un guidatore di un’automobile con motore di livello Euro inferiore, di fatto però meno impattante in ragione delle modalità e quantità di utilizzo del veicolo stesso anche se teoricamente più inquinante. Unipol Tech vuole quindi, tramite la telematica, assegnare una sorta di patentino green al conducente che non valuti esclusivamente il livello Euro dell’automobile, ma anche lo stile di guida e il numero di chilometri percorsi.
