“Almeno 10.000 tipi di virus hanno la capacità di infettare gli esseri umani, ma allo stato attuale la maggioranza sta silenziosamente circolando tra i mammiferi selvatici. Tuttavia, il cambiamento climatico e lo sfruttamento del suolo creeranno nuove possibilità di infezione tra le specie in precedenza isolate dal punto di vista geografico. In alcuni casi, ciò faciliterà lo “spillover zoonotico”, cioè un collegamento meccanicistico tra le modifiche ambientali globali e l’insorgenza di malattie”. Così commenta il periodico Nature le risultanze di una recente ricerca, che ha simulato hotspot potenziali di future trasmissioni virali, utilizzando un modello appositamente elaborato per prevedere gli influssi del cambiamento climatico e dello sfruttamento del suolo su 3.139 specie di mammiferi per l’anno 2070. Secondo questo studio, la trasmissione dei virus intraspecie nelle aree ad alta densità abitativa aumenterà di 4.000 volte. In particolare, saranno ancora i pipistrelli i principali fautori della diffusione, agevolando future epidemie anche fra la popolazione umana. Secondo gli scienziati, la transizione ecologica potrebbe essere già in corso, e contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 °C entro il secolo non basterà a ridurre il rischio di trasmissione di virus. Occorre pertanto accompagnarvi un’attenta sorveglianza sia di tipo sanitario che sulla biodiversità, soprattutto nelle aree tropicali che ospitano la maggior parte delle zoonosi e nelle quali il riscaldamento sta rapidamente aumentando.
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