
Con l’ambizioso obiettivo di rendere l’Europa il primo continente a “impatto climatico 0” entro il 2050, il Green Deal elaborato dalla Commissione Europea guidata dalla Presidente Ursula von der Leyen prevede lo stanziamento di 1 trilione di euro nei prossimi 10 anni.
Il 25% degli stanziamenti europei dovrà dunque essere destinato a progetti “verdi”, accompagnando una generale transizione verso il passaggio alle tecnologie ecosostenibili e l’abbandono dei combustibili fossili.
Il tema dell’urgenza – ben più che la sola necessità, ormai – di porre un freno al cambiamento climatico e contenerne tutte le conseguenze e le ripercussioni si ripropone quotidianamente e comincia ad orientare strategie e decisioni tanto a livello pubblico che privato.
Nell’arco di tempo compreso tra il 2000 e il 2019 i danni provocati dagli eventi naturali sono stati stimati in circa 3.000 miliardi di dollari (a fronte dei 1.200 del decennio precedente) e solo in Italia negli ultimi venti anni si parla di 30 miliardi di euro.
Ma diventa fondamentale vigilare ed evitare che l’indispensabile reale e concreto cambio di rotta si traduca in alcuni casi in una mera operazione di greenwashing, cioè in una ripulitura della reputazione a puro scopo di marketing.
Sul tema – nel corso di uno speciale di RaiNews 24 – è intervenuto tra gli altri anche Riccardo Cesari (IVASS), invocando l’esigenza di un sistema verificato, diffuso e riconosciuto, che possa certificare il livello di sostenibilità ambientale di un determinato soggetto o di una determinata operazione. Un ente terzo autonomo potrebbe validare comportamenti e investimenti, rassicurando anche i vari stakeholder.