La “tempesta perfetta” ha portato alla luce le debolezze del sistema sanitario

Alberto Ricci

Il sistema sanitario italiano è sottofinanziato: se in Gran Bretagna e Francia la spesa sanitaria pubblica è tra il 7,5% e l’8% del PIL, l’Italia spende per questo ambito il 6,8% del proprio Prodotto Interno Lordo. Per colmare il gap bisognerebbe integrare le risorse con circa 12 miliardi di euro. 

È quanto riferisce Alberto Ricci – Associate Professor of Practice, SDA Bocconi School of Management e coordinatore Osservatorio Oasi, Cergas Bocconi – intervenuto all’appuntamento in Webinar Emergenza Covid-19, Il valore della collaborazione organizzato da Insurance Connect l’8 aprile scorso e sollecitato dalle domande della Direttrice Maria Rosa Alaggio, che ha coordinato l’evento.

In linea generale, negli ultimi quindici anni gli investimenti nella sanità sono stati inferiori rispetto ad altre aree di intervento pubblico: meno risorse nella spesa corrente, nelle strutture, nelle apparecchiature.

E se il blocco del turn over del personale sanitario medico e infermieristico ha contribuito al contenimento della spesa sanitaria pubblica – e tale era l’obiettivo che il Governo si poneva – inevitabilmente ha portato a una diminuzione dei professionisti che lavorano per le SSN: 40.000 operatori sanitari  in meno rispetto al 2010 ed un aumento dell’età media del personale specializzato. Questo ha, a sua volta, comportato problematiche gestionali-operative, indebolendo un sistema pubblico che oggi appare in affanno rispetto ai parametri come le liste d’attesa ospedaliere e denuncia una diminuzione di efficienza su alcuni territori e per alcune prestazioni.

Sebbene nel complesso l’Italia sia un  Paese in buona salute, con una speranza di vita superiore o comparabile a quella dei Paesi benchmark come Francia, Germania e Spagna e sia un Paese in cui l’assistenza sanitaria è appropriata e le ospedalizzazioni relativamente poche, i primi segni di affaticamento si sono manifestati in maniera significativa al presentarsi dell’emergenza Coronavirus.

Un’emergenza assolutamente inedita: l’ultima grande epidemia che abbia presentato analoghi indici di mortalità e gravità risale a circa un secolo fa. Il mondo contemporaneo si è trovato ad affrontare una “tempesta perfetta”, poco prevedibile e senza precedenti. Ciononostante, sotto il profilo manageriale e degli interventi di politica pubblica l’intervento è stato piuttosto rapido, con l’attuazione di un lockdown molto più tempestivo che in altri Paesi. Pur forse con qualche ritardo o qualche incertezza a macchia di leopardo, l’impegno in termini di rinforzo della struttura di offerta è stato notevole considerando per le risorse a disposizione delle SSN; sia in ambito pubblico che privato, tanto da parte del back office che degli operatori, sforzo e impegno sono stati espressi in grandissima misura.

Con grandissima probabilità, l’esperienza della pandemia che tuttora stiamo vivendo è destinata a modificare il nostro approccio alla sanità e alla salute, in direzione di una maggiore attenzione nei confronti di tutte le dinamiche e le tematiche della prevenzione. L’auspicio è che ciò porti ad un diverso ragionamento anche sul tema del finanziamento della sanità, sia livello pubblico che privato. Difficile, però, che si possa assistere ad una erogazione massiccia di risorse: la crisi si sta manifestando in tutta la sua portata e gli interventi del pubblico e del privato dovranno essere ripartiti tra il rafforzamento dei servizi sanitari ed il sostegno all’economia. Né sarà di aiuto la minore disponibilità di entrate fiscali prevedibile nei prossimi mesi.

Pertanto l’integrazione, in una sinergia efficace, tra mondo privato e mondo pubblico diventa sempre più un aspetto da presidiare non solo sulle tematiche emerse a partire da questa emergenza e relativi strascichi successivi, ma anche sui problemi strutturali che non scompariranno al termine dell’epidemia.

Alessandra Schofield

Iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, da oltre vent'anni sono vicina alle realtà associative di primo e di secondo livello degli Agenti d’assicurazione, prestando consulenza professionale nell’ambito della comunicazione. All’attivo ho anche un’esperienza nel mondo consumeristico. Attualmente collaboro con AUA Agenti UnipolSai Associati, dedicandomi a questo grande e coinvolgente progetto con passione ed entusiasmo.