L’unica strada possibile

Mariana Anatoneag from Pixabay

Concludiamo l’approfondimento PNAS che analizza la correlazione tra il cambiamento ambientale e l’insorgenza di epidemie e pandemie, individuando le possibili strade percorribili per coniugare tutela della salute umana ed animale e obiettivi di sviluppo sostenibile.

Le istituzioni a livello locale e nazionale potrebbero integrare meglio la tutela della salute umana all’interno dei progetti di sviluppo sostenibile sfruttando le politiche e le collaborazioni già adottate nell’ambito delle organizzazioni internazionali.

Per esempio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la FAO e l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale hanno costituito One Health definendo un quadro di riferimento unitario per implementare la protezione contro le pandemie, soprattutto incentivando la biosicurezza nell’agricoltura e la vigilanza sulle malattie nel mondo animale e tra la popolazione.

La strategia One Health ha già suscitato interesse in alcuni Paesi in via di sviluppo e può fornire una piattaforma globale per integrare la mitigazione del rischio EID(cioè di insorgenza delle malattie infettive) con la pianificazione dello sviluppo sostenibile.

Organizzazioni come l’Ufficio delle Nazioni Unite per la Riduzione dei Rischi Catastrofali (UNDRR) può aiutare a garantire che le misure indirizzate alla mitigazione del rischio e alla resilienza rispetto alla minaccia epidemica siano elaborate in maniera coordinata per quanto riguarda la progettazione e gli standard, per esempio tramite l’iniziativac ongiunta della Banca Mondiale e dell’ONU Humanitarian-Development-Peace (HDPI) operante nei Paesi in stato di conflitto.

L’integrazione del rischio EID nella pianificazione dello sviluppo sostenibile richiede un approccio multidisciplinario alla ricerca; l’insorgenza di malattie è connessa al cambiamento socioeconomico, dinamiche patogene ed aspetti biologici e comportamentali di esseri umani, fauna selvatica e bestiame.

Un’ottica multisettoriale, coerente con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 17, è fondamentale nella promozione di un maggiore allineamento e di nuove soluzioni che mettano in comunicazione settori e soggetti significativi per la tutela della salute, dell’ambiente e di altri aspetti della sicurezza a livello globale,nazionale e comunitario.

Le politiche che promuovono la ricerca su queste interazioni potrebbero fornire modalità più efficienti di stima di un probabile ritorno degli investimenti in una pianificazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile maggiormente integrata, indirizzare gli sforzi per il conseguimento di iniziative come l’Agenda della Strategia Sanitaria Globale e monitorare meglio i progressi complessivi nella mitigazione del rischio EID.

I meccanismi che collegano il cambiamento nell’uso del suolo ed il rischio EID potrebbero essere meglio sviluppati attraverso una valutazione sul campo di come le trasformazioni dell’uso del suolo (per esempio da area boschiva ad agricola) alterino la fauna selvatica e la diversità patogena così come le attività umane responsabili del contatto fra popolazione e fauna selvatica (come la caccia e l’agricoltura).

La soluzione delle complesse correlazioni tra biodiversità e rischio EID potrebbe anche determinare che probabilità abbiano i programmi di conservazione di implementare o ridurre l’insorgenza di malattie. Ciò richiederà la definizione del ruolo della diversità della fauna selvatica non solo per quanto riguarda il numero delle specie (o la loro densità) in una specifica area, ma anche in termini di variazione spaziale e temporale nella composizione delle specie stesse (fattori influenzati dal cambiamento ambientale atropogenico).

Analogamente, il bestiame di allevamento viene mappato con accuratezza e definizione sempre crescenti – estensione delle aree adibite a pascolo, modifiche nel numero dei capi nel tempo, dettagli nei sistemi di agricoltura – ma la correlazione di questi fattori con il rischio EID non viene ancora determinato su larga scala. Una strada promettente verso una ricerca meglio integrata sul rischio EID è quella dell’analisi dello scenario socioeconomico, già ampiamente utilizzata nelle indagini sulla sostenibilità, la biodiversità e l’agricoltura.

Questo approccio – che comporta la progettazione delle risposte dei sistemi biologici e socio economici al cambiamento delle condizioni ambientali – potrebbe essere trasferito nella costruzione di un quadro di riferimento per la tutela ambientale e sociale, per meglio anticipare e mitigare i rischi e gli impatti avversi delle malattie sin dalle fasi iniziali di sviluppo dei progetti.

Gli attuali approcci economici si concentrano principalmente sull’assicurazione pandemica (ad esempio mobilitando risorse per la risposta e il recupero post-epidemia nei Paesi colpiti). L’incentivazione a monte della riduzione dei rischi per evitare l’insorgenza di pandemie potrebbe consentire una prevenzione economicamente più conveniente, con benefici aggiunti sostanziali per tutto il sistema pubblico sanitario, la produzione di bestiame, la protezione dell’ambiente e la sicurezza.

Sebbene queste soluzioni vengano modellate sugli specifici contesti nazionali o regionali, è probabile che vengano sostenute da un investimento più ampio nella sicurezza sanitaria – evitando di conseguenza le malattie e le relative conseguenze economiche – con globale vantaggio finale rispetto all’insorgenza di nuove epidemie e malattie endemiche. Una più focalizzata considerazione del rischio EID sotto la lente di One Health può così incentivare iniziative chiave a livello internazionale, come l’Agenda della Strategia Sanitaria Globale, che enfatizza soluzioni multisettoriali per rafforzare la capacità di preparazione nel prevenire, individuare e rispondere alle minacce biologiche.

Allo stesso tempo, ciò può implementare i fondamenti razionali e l’efficacia dei benefici per la salute pubblica globale determinati dai fondi messi a disposizione della salute umana, animale ed ambientale (vedi gli investimenti rientranti nel Programma Collaborativo ONU per la Riduzione delle Emissioni a seguito di Deforestazione e Degrado delle Foreste).

Approcci di questo tipo oggi sono essenziali. Si prevede che l’attuale traiettoria del  cambiamento globale abbia un effetto irreversibile e drammatico sull’ambiente e sulla sua capacità di sostenere le nostre vite. Per conseguire uno sviluppo socioeconomico sostenibile, la società dovrà necessariamente combinare sviluppo tecnologico e adozione di uno stile di vita meno dispendioso in termini di risorse.

Non è comunque ancora chiaro come far incontrare la crescente domanda di cibo e di energia rallentando allo stesso tempo gli insostenibili tassi di degrado ambientale che porta con sé conseguenze negative, come l’insorgenza di nuovi agenti patogeni. Ciò potrebbe includere il raggiungimento di alcuni Obiettivi chiave di Sviluppo Sostenibile contemporaneamente all’individuazione di strategie socioeconomiche di sviluppo che minimizzino il rischio di ripercussioni perverse per la salute umana. Abbiamo perciò urgente bisogno che la minimizzazione del rischio EID diventi parte integrante di una pianificazione socioeconomica sostenibile.

Tale integrazione richiederà un ben più profonda e meccanica comprensione dei complessi fattori dell’insorgenza infettiva ed una determinazione più accurata e dettagliata delle aree a maggior rischio EID. Collegare tali analisi alla programmazione economica e alla pianificazione di sviluppo consentirà approcci più snelli ad una sostenibilità benefica per la salute pubblica e di conseguire l’obiettivo indicato nell’Agenda ONU 2030 di bilanciare “le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile:economico, sociale e ambientale”. Ricerca e applicazioni operative finalizzate a questa integrazione devono essere rese prioritarie adesso se vogliamo prevenire, anziché reagirvi, le conseguenze potenzialmente drammatiche per l’umanità. 

Alessandra Schofield

Iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, da oltre vent'anni sono vicina alle realtà associative di primo e di secondo livello degli Agenti d’assicurazione, prestando consulenza professionale nell’ambito della comunicazione. All’attivo ho anche un’esperienza nel mondo consumeristico. Attualmente collaboro con AUA Agenti UnipolSai Associati, dedicandomi a questo grande e coinvolgente progetto con passione ed entusiasmo.