
Un Paese che fatica a recuperare, in un contesto pandemico che non accenna ancora a recedere, ma nel quale la speranza di un ritorno alla normalità, incoraggiata probabilmente anche dalla prospettiva di una estesa copertura vaccinale, induce a guardare al futuro con moderato ottimismo.
È quanto emerge dai dati ISTAT, pubblicati il 13 gennaio scorso e relativi all’ultimo scorcio del 2020.
Il riacutizzarsi dei contagi da Covid-19 nell’ultimo trimestre 2020, con la conseguente reintroduzione di misure restrittive per alcune attività produttive e commerciali, ha frenato in tutta l’area euro – ovviamente in maniera disomogenea, date le diverse misure assunte in momenti diversi dagli Stati membri – la ripresa economica cui si stava assistendo a partire dal termine del primo lockdown.
Per quanto riguarda l’Italia, il -1,4% dell’indice di produzione industriale registrato in novembre conferma la fase di attenuazione del processo di recupero dei ritmi produttivi:
- -4,0% per i beni di consumo
- -3,6% per l’energia
- -0,6% per i beni strumentali
In lieve controtendenza, invece, i beni intermedi (quelli che possono essere utilizzati soltanto in un ciclo produttivo per produrre altri beni) con un +0,2%.
In ottobre si è evidenziata una flessione del -1,3% delle esportazioni (dopo la crescita dei 5 mesi precedenti), con un decremento complessivo del -8,2% rispetto ad ottobre 2019.
Crescono invece le importazioni (+1,6%).
Se complessivamente, in dicembre è aumentato il clima di fiducia delle imprese, soprattutto per quanto riguarda i servizi di mercato e la manifattura e particolarmente le attese rispetto a produzione e ordini, non altrettanto può dirsi per quanto riguarda la fiducia del settore costruzioni e del commercio al dettaglio.
In novembre, infatti, le vendite al dettaglio hanno registrato un -7,4% in volume rispetto ad ottobre, a fronte di +1% delle spese in beni alimentari e di un -13,5% per quelle in beni non alimentari. Continua invece a crescere il commercio elettronico (+50,2%), superando decisamente la media già significativa del periodo gennaio-novembre (+34,8%).
Questi dati risultano peggiorativi rispetto al terzo trimestre 2020, quando si era invece assistito ad una decisa ripresa dei consumi delle famiglie (+12,1%), sebbene ancora inferiori rispetto al primo trimestre, così come ad una consistente ripresa del reddito disponibile lordo in termini sia nominali (+6,3%) sia in termini di potere d’acquisto (+6,6%), quasi allineandosi ai dati del terzo trimestre del 2019. La propensione al risparmio si è mantenuta su livelli elevati (14,6%) seppure in riduzione rispetto al trimestre precedente (19,0%), ma decisamente superiori al valore medio del 2019 (8,1%).
Tuttavia, a novembre si evidenzia un aumento dell’occupazione (+0,3% la variazione congiunturale, pari a +63.000 unità), degli occupati permanenti (+0,5%, +73.000 unità) e di quelli indipendenti (+0,6%, +29.000 unità), e ad una riduzione della disoccupazione (-7,0%, pari a 168.000 unità) con un conseguente calo del tasso di disoccupazione (8,9%, -0,6% rispetto al mese precedente.
Anche la fiducia dei consumatori, in dicembre, appare in aumento.