
Il capo VI della segnalazione contenente le proposte ai fini del disegno di legge per la concorrenza inviata il 23 marzo 2021 dall’AGCM alla Presidenza del Consiglio dei Ministri è dedicato all’ambito sanitario.
Secondo l’Antitrust l’eccezionale pressione cui è sottoposto il Servizio Sanitario Nazionale a causa della pandemia Covid-19 evidenzia la necessità di interventi di efficientamento per conciliare 1’incremento della domanda di cure sanitarie con i vincoli del finanziamento pubblico, garantendo “non solo una risposta adeguata alle esigenze di cura, ma anche elevati livelli di qualità dell’assistenza”.
Riporta l’AGCM che l’incidenza della spesa sanitaria sul PIL è dell’8,7% – 8,3% il valore medio Ue – con un’incidenza della spesa pubblica per il 6,4% e di quella privata per il restante 2,3% (dati OCSE 2020). Nel periodo 2008-2013 l’Ita1ia ha tagliato la spesa sanitaria per poi aumentarla leggermente soltanto a partire dal 2014, mentre quasi tutti gli altri Stati non hanno mai ridotto gli investimenti destinati a questo ambito.
La strada da percorrere viene individuata in una maggiore apertura all’accesso delle strutture private all’esercizio di attività sanitarie non convenzionate con il SSN, svincolandolo dalla verifica del fabbisogno regionale di servizi sanitari, ed una più intensa integrazione tra pubblico e privato.
Secondo l’Autorità Garante “per garantire una più efficiente allocazione delle risorse pubbliche e una maggiore libertà di scelta degli assistiti in termini di luogo di cura e di medico, si ribadisce la necessità di un intervento che aumenti le condizioni di concorrenza nell’accesso delle strutture private all’erogazione delle prestazionisanitarie… l’apertura alla concorrenza deve, infatti, essere perseguita come strumento che, incentivando la libera scelta di medici, assistiti e terzo pagante, consente l’allocazione efficiente delle risorse, sia sotto il profilo dell’efficacia delle prestazioni sanitarie che sotto quello del rispetto del vincolo di spesa”.
Sarebbe inoltre auspicabile riformare il sistema di accreditamento al SSN delle strutture private, eliminando il regime di accreditamento provvisorio ed introducendo l’obb1igo di accreditamento definitivo da parte delle Regioni per le nuove strutture sanitarie o per l’avvio di nuove attività in strutture preesistenti.
Il sistema di convenzionamento delle imprese private dovrebbe operare “su base selettiva, non discriminatoria, periodica e trasparente”, prevedendo “selezioni periodiche regionali, adeguatamente pubblicizzate, che facciano seguito a verifiche sistematiche degli operatori già convenzionati ed alla conseguente eventuale razionalizzazione della rete inconvenzionamento”.
Infine, per “favorire la scelta del luogo di cura da parte degli utenti, si rende altresì necessario incrementare l’informazione disponibile sulle performance delle strutture pubbliche e private, in termini di efficienza gestionale e di qualità del servizio, procedendo a rendere ampiamente disponibili i bilanci delle ASL e delle strutture private e i dati sugli aspetti qualitativi del servizio (es. lunghezza delle liste di attesa per le prestazioni presso le diverse strutture pubbliche dello stesso territorio), nonché sugli aspetti relativi all’attività medica svolta.Tali informazioni potrebbero orientare la domanda verso le strutture più efficienti, creando di fatto una concorrenza fra strutture pubbliche ovvero fra strutture pubbliche e private convenzionate”.
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