Fonte: Wikipedia – Camelia.boban
Sono stati rilasciati nei giorni i risultati dell’indagine conoscitiva – avviata nel maggio 2017 – condotta sui Big Data congiuntamente da AGCM, AGCOM e Garante per la protezione dei dati personali.
Nella ricerca sono stati coinvolti soggetti operanti nei seguenti settori: Telecomunicazioni, Media, OTT (Over-The-Top, cioè le imprese che forniscono on line servizi, contenuti e applicazioni), Information Technology, Assicurazioni e Credito (Allianz, Intesa San Paolo, Unicredit, Generali).
Sono stati inoltre consultati professori universitari ed esperti del settore provenienti dal: Politecnico di Torino, Università degli Studi di Milano, Università Commerciale Luigi Bocconi, Università di Pisa (KDD Lab), Università La Sapienza di Roma, Università Europea di Roma, Università degli Studi di Napoli Parthenope, Université de Namur, University of Malta.
Evidenziano le Authority italiane che:
- l’utilizzo dei Big Data – che possono essere di natura personale o meno – è finalizzato ad accrescere l’efficienza dei processi produttivi, migliorare la capacità decisionale degli amministratori, prevedere più accuratamente le tendenze di mercato e indirizzare in modo molto più mirato (e dunque variamente efficiente) la pubblicità o le diverse proposte commerciali
- l’“estrazione di conoscenza” dai Big Data viene effettuata tramite – la raccolta (generazione, acquisizione, memorizzazione) – l’elaborazione (estrazione, integrazione, analisi) – l’interpretazione ed utilizzo
Chi e quanto investe?
L’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence del Politecnico di Milano riferisce che il valore complessivo raggiunto dai Big Data nel 2018 è di 1,4 miliardi di euro, con una crescita annuale media – nell’ultimo triennio – del +21%.
Le grandi imprese spendono l’88% del totale investito, le PMI il rimanente 12%.
Interessante notare come in testa si ponga il settore bancario, con il 28% della spesa complessiva); seguono il manifatturiero (25%), telecomunicazioni e media (14%), servizi (8%), grande distribuzione (7%), assicurazioni (6%), utility (6%), pubblica amministrazione e sanità (6%).
Gli investimenti puntano per il 45% ad acquisire database e strumenti per raccogliere, elaborare, visualizzare e analizzare i dati,così come applicativi per specifici processi aziendali; tra l’altro, questa tipologia di spesa ha visto un incremento del +37%.
Seguono – con il 34% – le spese per servizi di personalizzazione dei software, integrazione con i sistemi informativi aziendali, consulenza di riprogettazione dei processi e le risorse infrastrutturali (21%) per implementare la capacità di calcolo, server e storage da impiegare nella creazione di servizi di analisi.
Generazione dei dati, processo continuo
Per dare un’idea della vastità del processo di generazione di Big Data costantemente in atto nel web, ecco alcune tra le informazioni prodotte – in gran parte dagli utenti stessi – in un solo minuto:
- oltre 243.000 le foto caricate su Facebook
- oltre 3,8 milioni le ricerche su Google
- oltre 350.000 i “cinguettii” su Twitter
- oltre 65.000 le foto pubblicate su Instagram
- 120 i nuovi account creati su LinkedIn
- oltre 29 milioni i messaggi scambiati via Whatsapp
- oltre 156 milioni di e-mail inviate
- oltre 500.000 le app scaricate
Infographic by- GO-Gulf.com