

Con un rapporto pubblicato ieri – 16 luglio 2020 – l’ISTAT risponde ad una domanda che ci siamo posti e abbiamo sentito porre sin dall’inizio della pandemia: in quanti casi il COVID-19 è stato effettivamente la causa principale e direttamente responsabile del decesso e quale è stato il ruolo di altre malattie?
Il documento Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità: cause di morte nei deceduti positivi a SARS-CoV-2 è stato prodotto congiuntamente con l’ISS-Istituto Superiore di Sanità.
Come noto, l’ISS ha il compito di coordinare la Sorveglianza Nazionale Integrata COVID-19; l’Istat, come altrettanto noto, è titolare dell’Indagine sui decessi e cause di morte che fornisce le statistiche ufficiali di mortalità per causa.
Le informazioni cliniche contenute nelle singole schede di morte vengono codificate dall’Istat utilizzando la Classificazione internazionale delle malattie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che consente di ottenere dati per causa confrontabili e riproducibili nel tempo e tra i diversi Paesi.
Le schede di morte pervenute alla Sorveglianza Nazionale Integrata COVID-19 vengono quindi valutate secondo criteri standardizzati di codifica che includono le recenti linee guida dell’OMS per la classificazione della nuova malattia COVID-19.
Il rapporto pubblicato il 16 luglio esamina i principali risultati delle analisi condotte su 4.942 schede di morte con le informazioni sulle cause – si tratta del 15,6% dei 31.573 decessi di soggetti positivi a SARS-CoV-2 segnalati alla Sorveglianza Nazionale Integrata COVID-19 alla data del 25 maggio 2020 – in seguito alla codifica effettuata dall’Istat con software specifico e personale specializzato.
Una premessa indispensabile a presentare dati e fonti ufficiali, quindi, e più che autorevoli.
Ci auguriamo che così inizino ad essere considerati anche da chi finora si è compiaciuto di credere o di affermare che si stia facendo del “terrorismo”, chissà con quali oscuri fini.