
Sia pur con tempistiche diverse, i governi dei vari Stati stanno gradualmente riducendo le misure di contenimento.
Definire questo un “ritorno alla normalità”, tuttavia, non è del tutto corretto. Durante questi mesi di lockdown e auto-isolamento, infatti, abbiamo riscritto il futuro.
È quanto afferma la società McKinsey, secondo cui la pandemia ha impresso una fortissima accelerazione all’adozione di processi digitali da parte dei consumatori, che in sole otto settimane hanno compiuto il percorso di un quinquennio.
Una parte molto consistente di cittadini proprio in questo periodo ha sperimentato il digitale o fatto un acquisto tramite e-commerce per la prima volta, percependo tale modalità come più efficiente, conveniente e sicura rispetto a quella fisica.
Al punto che in Italia e nel Regno Unito la voglia di fare shopping non virtuale, anche una volta superata completamente la pandemia, è diminuita del 7% (-8% in Spagna).
Nel primo quadrimestre 2020 Amazon ha visto un incremento nelle vendite del 26% rispetto al pari periodo 2019.
Questo impone alle aziende, in qualsiasi settore, una riflessione sulle modalità di relazione con i clienti e, contemporaneamente, sulla gestione di queste nuove ed ulteriori quantità di dati su preferenze, abitudini e comportamenti d’acquisto dei consumatori per indirizzare al meglio offerte e campagne di marketing.
I modelli esistenti di analisi potrebbero infatti rivelarsi inadeguati a predire il comportamento dei clienti o potenzialmente tali nel post Covid.
Le nuove informazioni potrebbero aiutare le imprese ad espandere i confini del digitale nel mondo fisico, per creare esperienze di acquisto più utili e convenienti, ovunque siano i consumatori e assecondando le loro propensioni nelle tempistiche di shopping.
L’e-commerce consente di procedere senza fretta, osservare bene i prodotti, leggere le recensioni, lasciarli nel carrello finché non si è deciso, acquistare in diversi momenti della giornata, comperare per sé e per gli altri membri della famiglia, navigando tra le diverse categorie di beni e servizi.
Interessante il fatto che durante il lockdown sia stata messa alla prova – come mai prima – la fedeltà dei consumatori al marchio: negli USA quasi il 20% ha cambiato brand, spesso per motivi di risparmio. Il 55%, però, ha preferito rivolgersi al proprio referente di sempre.