
Proseguiamo con l’approfondimento dei cambiamenti negli ambiti produttivi e dei servizi che – secondo McKinsey – la pandemia ha apportato e che sono probabilmente destinati non solo a durare, ma ad essere accentuati nel futuro.
In nove dei 13 principali Paesi (Brasile, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Sud Africa, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti) nei quali McKinsey ha svolto la propria ricerca, almeno i ⅔ dei consumatori affermano di aver sperimentato nuove modalità di acquisto e in tutti e 13 oltre il 65% ha intenzione di continuare su questa strada.
Gli Stati ove meno dei ⅔ dei soggetti intervistati ha adottato nuove abitudini di acquisto sono il Regno Unito (63%), la Francia (56%), la Germania (50%) e il Giappone (30%).
Il che, per inciso, significa che in Italia la spinta al cambiamento è stata particolarmente significativa.
Ciò implica per le aziende che non hanno individuato nuovi modi di raggiungere i consumatori la necessità di affrettarsi in tal senso o verranno lasciate indietro.
Ci si attende che nei mercati emergenti – come il Brasile e l’India, per esempio – la pandemia accelererà lo shopping digitale, partendo da una base ridotta di fruitori. I consumatori nell’Europa continentale hanno aumentato gli acquisti on line ma non sembrano così entusiasti di continuare a farlo come in Inghilterra e negli USA.
Il cambiamento di direzione verso lo shopping digitale è reale e nella maggior parte dei casi duraturo. Negli Stati Uniti, nel 2019 si prevedeva per il 2024 una penetrazione dell’e-commerce attorno al 24%; nel luglio 2020 ha raggiunto il 33% di tutti gli acquisti retail.
Insomma, nella prima metà del 2020 si è visto un incremento nell’e-commerce equivalente a quello previsto in un decennio.
In America Latina, dove le infrastrutture per i pagamenti e le consegne non sono ancora molto sviluppate, l’e-commerce è comunque raddoppiato passando dal 5 al 10%.
In Europa l’accelerazione nell’adozione dei sistemi digitali è praticamente universale: il 95% in confronto all’81% di inizio pandemia.
In condizioni normali, raggiungere quel livello avrebbe richiesto due o tre anni. Sorprendentemente, i maggiori incrementi si sono rilevati nei Paesi finora relativamente cauti rispetto agli acquisti on line. Germania, Romania e Svizzera, per esempio, prima della crisi Covid-19 avevano il più basso indice di penetrazione on line; da allora, l’utilizzo è aumentato rispettivamente del 28%, 25% e 18%, con un incremento maggiore rispetto a tutti gli altri mercati.
Scavando più a fondo, tuttavia, è bene fare attenzione ad alcuni elementi come la forte carenza di fidelizzazione al marchio tra i compratori on line. Secondo un’altra recente indagine McKinsey, solo il 60% delle aziende ritiene di essere moderatamente preparato a cogliere le opportunità di crescita dell’e-commerce.
Come un Dirigente ha affermato “Quando è il momento di vendere direttamente ai consumatori, in realtà non sappiamo da dove cominciare”. Questa è una preoccupazione certamente fondata. La vendita diretta richiede lo sviluppo di nuove competenze, capacità e modelli di business e tariffazione. Ma la direzione è chiara: molti consumatori si stanno muovendo on line. Per raggiungerli, le Compagnie devono scendere sul loro stesso terreno.