
Secondo McKinsey, bisogna puntare ad una gestione dei rischi più sofisticata. La pandemia di Covid-19 ha messo in luce le vulnerabilità delle lunghe e complesse filiere di molte imprese, allorché il venir meno di elementi essenziali ha bloccato la produzione. Mai più, hanno promesso i management aziendali, dando perciò avvio al grande ribilanciamento. Studiando il funzionamento delle loro catene produttive, le aziende hanno compreso tre cose.
Primo: i momenti di disruption non sono inusuali
Qualunque impresa può attendersi una fase di arresto della durata di un mese circa ogni 3,7 anni. Simili shock, quindi, sono tutt’altro che scioccanti: sono eventi prevedibili, che debbono essere gestiti come qualsiasi altro.
Secondo: il divario tra i costi aziendali sostenuti nei Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo si va riducendo
Nel settore manifatturiero, le aziende che adottano i principi dell’Industria 4.0 (cioè l’analisi dei dati, l’interazione essere umano-macchina, robotica avanzata e stampa 3D) possono compensare la metà del differenziale del costo del lavoro tra Cina e Stati Uniti. Il gap si riduce ulteriormente quando si tiene conto del costo della rigidità: l’ottimizzazione end-to-end è più importante della somma dei costi delle singole transazioni. Per questo motivo, organizzazioni governative come il Dipartimento USA della Difesa stanno diversificando le loro reti di fornitori di beni essenziali, come i prodotti sanitari e di microelettronica.
E terzo: la maggior parte delle aziende non ha un’idea chiara di cosa accada nella parte inferiore della loro catena distributiva, dove subfornitori e sub-subfornitori possono giocare ruoli piccoli ma critici
In molti casi è qui che originano le interruzioni produttive, ma due terzi delle imprese affermano di non poter confermare la continuità di business.
Con lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale e dell’analisi dei dati le aziende possono comprendere meglio, monitorare e connettersi con la loro intera catena di valore. Ciò non significa che le multinazionali abbiano intenzione di ritrarsi del tutto o in parte dai loro home market. Ci sono buone ragioni per trarre vantaggio dall’expertise nazionale e di essere presenti nel rispondere alle richieste sempre crescenti del mercato di consumo. Ma i temi della sicurezza e della resilienza dovrebbero indurre quelle aziende a prendere questo tipo di decisioni in maniera più ragionata e consapevole.
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