Prevenire è meglio che curare: la proposta di un nuovo modello sanitario

Ottobre 12, 2022by Alessandra Schofield

“Attualmente gli investimenti nella ricerca medica, nelle politiche di assistenza sanitaria, nell’infrastruttura e nei servizi sono soprattutto finalizzati a curare le persone una volta che si siano ammalate… ma non ad aiutarle a restare in salute” osservano il Dott. Ramin Rafiei, CEO e cofondatore di Reformulate Health ed il Dott. Jacob LaPorte, cofondatore e Responsabile Gobale di Novartis Biome, secondo i quali il modello basato sull’“assistenza ai malati” ha portato gli Stati Uniti sull’orlo di una crisi sanitaria.

Ben oltre la metà degli adulti Americani presenta almeno una situazione di cronicità ed uno su tre soffre di condizioni croniche multiple. Diabete, obesità, problemi cardiaci e renali, infiammazioni intestinali ed artrite stanno aumentando in maniera esponenziale, così come i disagi psichici, esacerbati dalla pandemia di Covid-19. Si è concretamente dimostrata una stretta e reciproca interconnessione tra disordini neuropschiatrici e stati infiammatori. Due terzi di tutti i fallimenti finanziari personali negli USA vengono addebitati a problemi di salute e le spese sanitarie hanno ormai raggiunto il 20% del PIL statunitense.

Considerando che la gran parte delle cronicità potrebbero essere prevenute, Rafiei e LaPorte ritengono che il vigente sistema di rimborso a pagamento incentivi il volume e la complessità degli interventi sanitari, anziché incentivare pratiche tali da evitare, ove possibile, l’insorgere delle malattie.

La tecnologia oggi disponibile – IoT, cloud, Intelligenza Artificiale, Machine Learning – consente di determinare i risultati e il valore di un metodo preventivo, rendendo possibile monitorare ed individuare l’influsso di piccoli cambiamenti comportamentali sullo stato di salute personale.

“Man mano che i comportamenti e l’ambiente di una popolazione si caratterizzano meglio nel tempo e vengono collegati ai risultati, è possibile calcolare un health score personale e dinamico per gli individui di quella popolazione. Questo “punteggio” potrebbe consentire la previsione e la valutazione di un intervento preventivo per una persona anche prima dell’insorgenza di sintomi rilevabili di condizioni croniche” osservano gli autori, individuando nel modello di business Prevenzione come Servizio (PaaS) un nuovo paradigma che mirerebbe a “mantenere le persone in buona salute e ad alterare drasticamente il corso insostenibile dell’attuale modello sanitario portando risultati significativamente migliori a un costo inferiore”.

Insomma, oggi sembra possibile ciò che in un passato neppure troppo recente era pura utopia. Tuttavia, ci permettiamo di aggiungere, assicurativamente parlando dietro l’angolo c’è il solito problema. La granularizzazione sempre maggiore dei dati consente, è vero, una estrema personalizzazione dei modelli ed una sempre maggior precisione nella determinazione dei rischi e delle tariffe. Ma anche in questo ambito presenta il rischio di escludere di fatto dalle coperture, rendendole inaccessibili sotto il profilo economico, individui e/o fasce di popolazione che non rientrano, per una serie di circostanze, nei parametri “ottimali”. 

Fonte foto

Alessandra Schofield

Iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, da oltre vent'anni sono vicina alle realtà associative di primo e di secondo livello degli Agenti d’assicurazione, prestando consulenza professionale nell’ambito della comunicazione. All’attivo ho anche un’esperienza nel mondo consumeristico. Attualmente collaboro con AUA Agenti UnipolSai Associati, dedicandomi a questo grande e coinvolgente progetto con passione ed entusiasmo.